Notule
(A cura di
LORENZO L. BORGIA & ROBERTO COLONNA)
NOTE E NOTIZIE - Anno XVII – 15 febbraio 2020.
Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org
della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia”
(BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi
rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente
lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di
pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei
soci componenti lo staff dei
recensori della Commissione Scientifica
della Società.
[Tipologia del testo: BREVI INFORMAZIONI]
Nella malattia di Huntington i
prodotti di traduzione RAN non contribuiscono alla patologia. La
traduzione RAN (repeat-associated non-AUG),
come è noto, consiste in un processo che consente di fare a meno di un codone
di avvio AUG per tradurre in sequenza amminoacidica le informazioni trascritte secondo
il codice genetico dal DNA all’mRNA. Vari studi hanno identificato prodotti di
traduzione RAN in modelli della malattia di Huntington e di altre patologie da
espansione di triplette CAG, ma non è noto se realmente queste proteine
prendono parte ai processi patologici in vivo. Su Yang e colleghi, in un
nuovo studio presentato alla comunità scientifica da Solomon H. Snyder, impiegando
nuovi modelli sperimentali che esprimono huntingtina
mutata e prodotti di traduzione RAN ai livelli della malattia umana, hanno
dimostrato che queste molecole non prendono parte alla patogenesi. [Cfr.
PNAS USA AOP – doi: 10.1073/pnas.1919197117, 2020].
I difetti di memoria dell’età
avanzata dipendono anche da un difetto di mielina. Wang e colleghi hanno rilevato e dimostrato una notevole
inibizione nella produzione di mielina nell’invecchiamento cerebrale. I ricercatori
hanno ottenuto un recupero delle abilità di memoria spaziale con l’ablazione di
M1R nei precursori degli oligodendrociti, o mediante elemastina,
ossia due strategie per accrescere la differenziazione in oligodendrociti e aumentare
la produzione di mielina. [Cfr.
Wang F., et al. Nature Neuroscience – AOP doi:
10.1038/s41593-020-0588-8, 2020].
La minzione frequente da stress
psicologico è un riflesso mediato da meccanismi che suggeriscono possibili trattamenti. La
minzione frequente per effetto di stress, ma anche di vari altri disturbi
psicogeni ansiosi di cui si è più o meno consapevoli, è un fenomeno frequente,
soprattutto in presenza di concause ambientali e vescicali. I meccanismi
centrali di questo riflesso, ancora poco conosciuti, sono oggetto di intensi
studi, anche perché cause psicologiche possono far apparire gravi le
incontinenze vescicali lievi da disfunzione o patologia. Takairo
Shimizu e colleghi hanno in passato (2016) accertato che i peptidi simili alla bombesina (BB), mediatori di risposte allo stress,
sono in grado di innescare la minzione frequente nel ratto. Successivamente,
gli stessi ricercatori (2017) hanno scoperto che questo urinare spesso,
innescato dall’interazione della bombesina con i suoi
recettori 1 e 2, implicava l’intervento del sistema serotoninergico cerebrale,
attraverso i recettori 5-HT7. In un nuovo studio, Shimizu e colleghi
hanno rilevato l’intervento anche del CRF (corticotropin
releasing factor)
mediante il recettore di tipo 1 (CRF1R).
Un dato importante emerso da questo studio è che
la minzione frequente indotta da BB si è rivelata indipendente dall’attivazione
del flusso simpato-adreno-midollare,
indotta ugualmente da BB e rappresentativa della risposta di tutto l’organismo
allo stress, suggerendo l’esistenza di una via specifica per il riflesso
di minzione frequente.
Sulla base di quanto emerso dalla sperimentazione,
Shimizu e colleghi suggeriscono l’impiego di antagonisti recettoriali agenti
sui recettori BB1, BB2, 5-HT7 e CRF1
per il trattamento di questo fastidioso sintomo. [Cfr. Shimizu T. et al. Yakugaku Zasshi (J Pharm Soc Japan) AOP – doi: 10.1254/fpj.19110, 2020].
Approccio alla persona nel suo
insieme nella “Wholistic Medicine” di Linda Faye Lehman. L’approccio terapeutico
alla persona nel suo insieme, dalla sua personalità al più periferico dei suoi disturbi
organici, che costituisce una proposta avanzata all’epoca della fondazione
della nostra società scientifica, e definita da Linda Faye
Lehman “Wholistic Medicine”, è stata posta al vaglio
delle concezioni etiche alla base della professione medica, in un incontro dei
soci tenutosi lo scorso 12 febbraio. È emersa la totale compatibilità di questo
approccio con la visione cristiana ispirata all’amore del prossimo. Si è
sottolineato che l’efficacia psicosomatica dell’atteggiamento oblativo,
insegnato con l’esempio dal medico stesso, è provata dai numerosi studi di psiconeuroimmunologia, inclusi quelli che hanno posto al
vaglio l’esperienza di Neil Orr e David Patient, alla quale ha preso parte la stessa Lehman.
La nostra idea su come stare al mondo
nel nostro tempo, espressa nell’Arte del Vivere, è stata criticata come
debole, perché non realizza un prodotto mercificabile. Questa
settimana siamo venuti in contatto con latori di opinioni in contrasto con le
tesi di fondo del nostro Seminario Permanente sull’Arte del Vivere. Come
è noto, prendendo le mosse da opere fondamentali nella formazione del pensiero,
della cultura e della civiltà occidentale, poco dopo la fondazione della nostra
società scientifica, si è deciso di dare inizio ad un’avventura di conoscenza
comune, che si è sviluppata nel corso degli anni, sia attraverso lo studio
accurato e sistematico di autorità culturali, sia mediante il confronto
dialettico fra tesi originali sviluppate al nostro interno. Il nostro metodo di
lavoro, piacevole e faticoso allo stesso tempo, è parte integrante dell’approdo
cui siamo giunti: è in questo ethos che ci siamo ritrovati a condividere
l’idea dell’era della consapevolezza e della responsabilità quale
definizione del nostro tempo. Si tratta di una possibilità che è diventata
realtà presso di noi, così come nel Medioevo – si diceva recentemente – realtà localizzate
vivevano già l’esperienza del Rinascimento, pur non riuscendo a condividerla
con la maggioranza chiusa nell’inerzia quotidiana.
Siamo consapevoli che i tratti dell’ammasso miscellaneo
della comunicazione globalizzata riflettono un magma di frammenti che sono o
diventano sottoculturali, per origine acefala o mancanza di radici di senso e direzione
verso uno sviluppo ideale, e che i gorghi di movimento ingannevole nascondono la
realtà di una stasi, la cui sola potente dinamica sembra essere quella delle
sabbie mobili, che tutto ingoiano, assimilano, nascondono, rivestendolo in
superficie di quel fango proprio dell’identità di merce o di strumento di lucro
e potere, che tutto svuota di senso proprio. Se dobbiamo ritenere che questo
sia il mondo, e non sia solo la parte evidente e trasmessa, e nemmeno la “metonimia
di comodo per le anime belle” – come ci è stato qualche volta suggerito – , se il
volto è realmente identico alla maschera, come sostengono i nostri nuovi
interlocutori, noi non vogliamo recitare il ruolo supponente e distaccato dell’eccezione,
ma costituirci come obiezione vivente nella nostra semplice, spontanea,
coerente, rigorosa e convinta integrità, per indicare con la vita una possibilità
alternativa a farsi “cosa tra le cose”.
Notule
BM&L-15 febbraio 2020
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